Cultura e progresso
"Combattiamo per un mondo ragionevole.
Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere"
Charlie Chaplin, il Grande Dittatore
Vi è stato un tempo in cui la parola “progresso” portava con sé una carica emotiva intensa. Si parlava di progresso con ottimismo, fiducia e volontà di sperimentare. Provare strumenti o abitudini nuove anche per il solo gusto di farlo. Uno Stato ha inserito la parola “progresso” perfino nella bandiera.
“Progresso” è ancora una parola così potente?
Lavorare meno, lavorare meglio
Siamo in un’epoca carica, di progresso: nel giro di un paio di decenni siamo stati in grado di comunicare informazioni con una rapidità mai pensata prima, automatizzare processi, fare a meno della fatica fisica in ancora più ambiti. Eppure il concetto di progresso non lo esplicitiamo più.
È anche in crisi un altro concetto: lavorare meno, lavorare meglio. Quasi fosse un tabù.
Al contrario, a livello sociale chi parla di “lavorare meno” subisce un giudizio negativo: come se la realizzazione di sé passasse unicamente dalla professione e dalla carriera; come se il quantitativo di ore e energie dedicate al fare (un fare “fisico”) fosse la medicina per un non meglio identificato senso di colpa.
Tempo di qualità
Il progresso, per Magis, è ricerca e ottimizzazione: è usare energia, cultura e tecnologia per migliorare la qualità della vita; è gestione efficace di tempo e mezzi; è serenità nel realizzare, positività nell’agire, è soprattutto curiosità e coraggio di tentare e perfino fallire, sbagliare.
Anche questo è un passaggio culturale: il fallimento e l’errore sono fisiologici e utili. Sbagliare approcci e strumenti è la precondizione per trovare, prima o poi, il vero progresso.
Il fine ultimo è impostare i flussi di lavoro sulla qualità del tempo e non sulla quantità di operations: lavorare 5 ore anziché 8, realizzare le stesse cose con meno fatica.
Ed è – lo abbiamo accennato, ma non è un dettaglio – un fattore di cultura: come (ri)scoperta del pensiero – grazie proprio a quella facilità nella circolazione di informazioni – e come condivisione orizzontale, diffusione di ragionamenti e abitudini: cultura del lavoro, cultura aziendale, cultura del tempo libero, cultura dell’innovazione. Per dirla con Charlie Chaplin, “Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere”.